Le leggi contro le armi non hanno fermato l'assassino di Littleton

di David B. Kopel

 Lo sceriffo Patrick Sullivan di Arapahoe ha mostrato d'essere un cuor di leone durante la sparatoria con lo psicopatico Eugene Thompson, che aveva con sè degli ostaggi, avvenuta il 16 marzo 1999. Ma se le autorità giudiziarie del Colorado avessero fatto bene il loro lavoro, Eugene Thompson si sarebbe trovato da tempo in prigione prima di dare inizio al suo stupro e ai suoi bagordi omicidi.

Il 12 febbraio, la polizia di Littleton sorprese Thompson e la sua banda in una tentata rapina. Essi furono trovati in possesso di molte armi, tra cui alcuni fucili a canne mozze illegali.

Dopo aver denunciato Thompson per la rapina, la polizia lo lasciò andare.

Egli era pure in libertà condizionata per crimini commessi negli anni precedenti. Dato che era appena uscito dai termini del programma di trattamento della droga "Cenikor", la libertà avrebbe potuto essere immediatamente revocata.

A quanto pare, la polizia di Littleton informò l'ufficio competente dell'arresto di Thompson, ma il sistema fu troppo lento per funzionare.

Agl'inizi di marzo, Thompson venne di nuovo arrestato, questa volta per aver forzato 71 magazzini commerciali nella contea di Douglas. Ancora una volta, l'arresto venne riferito all'ufficio che vigila sulla libertà condizionata.

Ma le audizioni per la revoca della libertà condizionata vennero fissate per il 20 marzo - cinque settimane dopo che era stato sorpreso mentre tentava una rapina con armi letali nel suo arsenale, tra cui un fucile a canne mozze. (I colpi di questo fucile, a differenza delle ferite causate da ogni altro tipo di fucile e pistola, sono sovente fatali).

Se la sua libertà fosse stata revocata dopo ch'era stato colto in flagranza della sua prima rapina a mano armata, le sue vittime Beverly e Janice Swartz sarebbero ancora vive.

Il Colorado deve rivedere il suo scricchiolante sistema giudiziario. Se un criminale già in libertà condizionata per aver commesso un reato, viene sorpreso mentre commette un altro reato violento con un'arma mortale, la revoca della libertà dovrebbe giungere nel giro di 48 ore, non d'un paio di mesi.

Riformare il nostro complesso sistema di libertà condizionata sarà difficile e costoso. Ma è un passo necessario se vogliamo che il prossimo Eugene Thompson sia messo fuori gioco.

Invece d'affrontare il duro lavoro d'una riforma del genere, alcuni capi di polizia cittadini stanno tentando di spingere il parlamento dello Stato e i consigli comunali ad adottare schemi di controllo delle armi semplicistici e inefficaci. I loro argomenti, per giunta, sono contraddetti dai fatti nel caso di Eugene Thompson.

Per esempio, essi vorrebbero limitare il possesso di armi semiautomatiche. Eppure l'arma di Eugene Thompson - un MAC-11 - non era semiautomatica. Era automatica, un'arma severamente regolamentata dalla legge federale fin dal 1934.

Eugene Thompson la rubò durante una delle sue rapine - una prova in più che i criminali riusciranno a procurarsi armi a prescindere dalle leggi che i cittadini onesti rispettano.

Lo sceriffo Sullivan tenta di aggirare questo fatto suggerendo che Thompson, utilizzando documenti contraffatti, avrebbe potuto entrare in un negozio e acquistare esattamente la stessa arma.

Ma questo non è vero. Comprare un MAC-11 automatico richiede un controllo istantaneo, rilasciare le impronte digitali all'FBI, un permesso del capo della polizia locale, e centinaia di dollari in bolli e tasse. Gli acquirenti di armi automatiche sono fortunati se riescono ad averle nel giro di tre mesi.

Lo sceriffo Sullivan vorrebbe applicare lo stesso ambaradàn alle persone che già posseggono armi semiautomatiche. Eppure se questi severi controlli non hanno potuto impedire a Eugene Thompson di ottenere un'arma automatica, come potrebbe impedire a un altro criminale di procurarsi una semi-auto?

Lo sceriffo Sullivan sottolinea le grandi dimensioni del caricatore del MAC-11, e osserva che Thompson ha sparato 27 colpi durante la sua follia criminale, senza dover ricaricare. Se avesse avuto solo un revolver a 6 colpi, prosegue lo sceriffo, sarebbe stata la sua fine. E' vero, ma solo se si assume che Thompson fosse incapace di ricaricare un revolver, un compito che un esperto criminale può portare a termine in cinque secondi.

Lo sceriffo aggiunge che non c'è bisogno delle "armi da guerra" nella nostra società, perché non servono ad andare a caccia. In realtà, alcune cosiddette armi da guerra, come l'AR-15 o il Ruger M-14, vengono impiegate dai cacciatori per la loro robustezza e affidabilità anche col cattivo tempo.

Del MAC-11, però, i cacciatori non sanno che farsene. Ma la costituzione del Colorado non riconosce alcun diritto a cacciare. Al contrario, essa garantisce il diritto di ogni "persona a detenere e portare armi a difesa della sua casa, persona, o proprietà".

Le armi semiautomatiche sono spesso necessarie per l'autodifesa, come i capi della National Association of Chiefs of Police e dell'American Federation of Police hanno recentemente sostenuto di fronte al Senato. I semiauto sono particolarmente necessari, hanno affermato, quando le vittime hanno a che fare con bande di criminali violenti - come la banda di rapinatori guidata da Eugene Thompson.

Fino a quando non riformeremo il nostro sistema giudiziario e terremo fuori dalle strade gli assassini rimbecilliti dalla droga come Eugene Thompson, gli abitanti del Colorado continueranno a tenere armi semiautomatiche per l'autodifesa. E' una questione di buonsenso, ed è la nostra Costituzione.

 

Independence Institute, 11 aprile 1999

http://www.davekopel.com/2A/OpEds/Thompson.htm


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